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Hollywood e Black Lives Matter: si può cancellare il passato?

Hollywood sta assistendo ad una nuova ondata di esimio cinema nero antirazziale. Pensiamo a titoli come Fruitvale Station, Selma, Se La Strada Potesse Parlare, Mudbound, Barriere e Loving. Pellicole graffianti e accurate di cui non si discute abbastanza, soprattutto in un momento nodale come quello in corso per la battaglia ai diritti umani. L’eco del Black Lives Matter si è un po’ affievolita nelle ultime settimane, ma è necessario farne risuonare i valori e celebrare alcune delle pellicole che ne sono portavoce.

Il Caso Via Col Vento

Durante il mese di giugno 2020, nel pieno del polverone di protesta scaturito dall’omicidio di George Floyd, il canale americano di streaming HBO Max cancella dal proprio catalogo uno dei più celebri film di tutti i tempi: Via Col Vento. L’opera, diretta da Victor Flaming e vincitrice di 8 premi Oscar nel 1940, sarebbe il dipinto di un’America infarcita di pregiudizi etnici e razziali sbagliati.

Hattie McDaniel e Vivien Leigh in una scena di Via Col Vento
Vivian Leigh e Hattie McDaniel in una scena di Via Col Vento

Che valore ha accanirsi contro un film che ha soffiato le ottanta candeline e che appartiene ad un’era arrugginita e datata? Si tratta forse dell’unica rappresentazione stereotipata ed errata dello schiavismo?

Sarebbe riduttivo non considerare Via Col Vento una delle più grandi narrazioni del sogno e del tracollo americano, oltre che una delle pellicole più importanti di tutti i tempi. La scelta dell’HBO di depennarla dal proprio catalogo non è stata ragionata, ma influenzata dal panico del momento e dalla paura di un linciaggio morale.

Qualche settimana più tardi, il canale decide saggiamente di reintegrare il titolo con due video-saggi che introducono la guerra civile e descrivono il periodo storico in cui è ambientata la narrazione.

L’inno universale alla libertà di 12 Anni Schiavo

Invece di crocefiggere un film di ottant’anni, perchè non decantare le pellicole di oggi che abbattono i preconcetti e snocciolano in maniera viscerale la lotta all’uguaglianza?

Prendiamo 12 Anni Schiavo, diretto da Steve McQueen, che non è un’analisi allo schiavismo nel termine più familiare. Non inciampa in politica, emendamenti e presidenti, ma ci mette davanti all’uomo, alla collera, all’amore, ai sentimenti. Ovvero le sensazioni che bucano lo schermo e che sono condivisibili da chiunque, trascendendo sesso, razza e religione.

Chiwetel Ejiofor e il cast di 12 Anni Schiavo
Chiwetel Ejiofor e il cast di 12 Anni Schiavo

É legittimo “possedere” una persona? Fino a dove siamo disposti a comprometterci per il nostro tornaconto personale? Quanto sopportiamo pur di sopravvivere? Non sono domande poste esplicitamente dalla pellicola, ma quesiti che noi spettatori siamo invitati a postulare attraverso i personaggi e le situazioni. Non vengono date risposte, tutto è in dubbio, come Dio stesso. L’esistenza può essere davvero beffarda, il Signore dà e il Signore toglie, e l’inclemente e amarissimo finale ne è massima rappresentazione. Ma le indoli di speranza e di libertà intrinseche nell’animo umano ci tengono in vita.

Spike Lee e il Vietnam afroamericano

Il regista newyorkese Spike Lee è sempre stato paladino e rappresentante della comunità nera, ma mai come negli ultimi anni le sue pellicole si sono rivelate così politicizzate e attente agli hot topic sociali. Già con BlackKklansman nel 2018 raccontava un’episodio ambientato negli anni ’70 per palesare gli orrori trumpiani del presente.

Quest’anno, con la sua ultima fatica Da 5 Bloods – Come Fratelli, dipinge il sanguinoso conflitto del Vietnam dalla prospettiva degli afroamericani.

La trama vede quattro veterani ritornare nelle terre di guerra dopo oltre quarant’anni dagli avvenimenti. La loro missione è quella di recuperare la salma del loro caposquadra dell’epoca, interpretato da Chadwick Boseman, volto Marvel di Black Panther e recentemente scomparso a soli 43 anni.

Lee non vuole cancellare la storia del Vietnam “bianco”, ma svelare un’altra faccia della medaglia. Platoon, Il Cacciatore, Nato Il 4 Luglio e decine di altri film sul conflitto non fanno cenno alle migliaia di giovanissimi ragazzi di colore che hanno prestato servizio e perso la vita per il loro paese. Da 5 Bloods li mostra mentre sognano con le canzoni di Marvin Gaye o rievocano casa con le lettere bagnate dalle lacrime delle madri.

Ava DuVernay e la sensibilizzazione del pubblico

Ava DuVernay è una regista e sceneggiatrice americana. Candidata all’Oscar per Selma e per il documentario 13th sull’ingiustizia di razza nelle carceri, in questi mesi ha cercato di sensibilizzare il web sul Black Lives Mater e sulla scelta dei film da visionare in quarantena.

Secondo la cineasta, le piattaforme straming regalano una vasta selezione, ma è necessario documentarsi e scegliere con raziocinio. Gli utenti avrebbero risposto criticando titoli come Green Book, A Spasso con Daisy e The Butler, definendoli stereotipati e non veritieri.

The Butler – Un Maggiordomo Alla Casa Bianca, per la regia di Lee Daniels, risulta a tratti superato e semplicistico, con una morale conclusiva che puzza di preconfezionato per gli Oscar. Pretende di pennellare cinquant’anni di storia da molteplici angolazioni. Quella passiva del protagonista maggiordomo, quella viscerale e controversa della sua famiglia e quella incerta dei presidenti per cui lavora. Nello sfondo fanno capolinea ritagli di telegiornale, aria di cambiamenti politici, brevi dialoghi sulle razze. Ma cosa ci rimane? Lo spettatore cosa trae da una narrazione adiafora?

Il cast di The Butler
Il cast di The Butler – Un Maggiordomo Alla Casa Bianca

La pellicola contiene comunque momenti di pregiato cinema. In particolare la sceneggiatura trova fulgore nei momenti familiari di quotidianità, grazie anche alle encomiabili performance da parte di Forest Whitaker e Oprah Winfrey. Da ricordare una delle ultime apparizioni del compianto Robin Williams nei panni del presidente Eisenhower.

Black Lives Matter: Creare consapevolezza con il cinema

Si può quindi cambiare il futuro attraverso la sensibilizzazione. Niente è più importante di creare consapevolezza e il cinema è uno strumento di comunicazione essenziale che può aiutare in questa sfida. Gli Academy Awards hanno annunciato da poco nuove regolamentazioni per avere nominations più inclusive. La Disney, prendendo spunto dalla polemica HBO, ha aggiunto disclaimers prima di vecchi film considerati oggi sensibili.

Sgomitando, le minoranze nere (e non solo) si stanno facendo strada per accaparrarsi spazio e rispetto nelle storie hollywoodiane. Black Panther, un paio di anni fa, è stato un fenomeno-rappresentazione per un’intera generazione di teenagers di colore. Moonlight è riuscito a empatizzare con i neri omosessuali. Get Out – Scappa ha fatto ragionare inoltrandosi nell’horror.

L’industria del cinema comincia a sentirsi in colpa per come ha ritratto e confinato i suoi personaggi afroamericani in precedenza. Il passato non si può cancellare. Ma come riscriverlo? Sicuramente non spazzando via con una folata di vento pellicole storiche e parte della memoria collettiva di un intero paese.

Ryan Murphy, con la miniserie Hollywood griffata Netflix, è riuscito a rimodellare il passato e renderlo più roseo e glorioso. Si chiede infatti come sarebbe stata Hollywood nei suoi anni d’oro se avesse affrontato il tema della diversità.

Nella miniserie, un’attrice di colore riesce a trionfare agli Oscar negli anni ’50. Il film di cui è protagonista è scritto da un giovanotto nero e interpretato da un omosessuale e un’asiatica immigrata. Non è un caso che la protagonista segua i consigli di una romanzata Hattie McDaniel, l’attrice di Via Col Vento. Un’ennesima conferma dell’influenza che ha ancora oggi il film.

Chissà tra 50 anni come verrà vista quest’epoca tumultuosa. E chissà come cercheranno di modificare il passato, ovvero il nostro presente.

Riccardo Armonti
Riccardo Armonti
Potete trovarmi dentro un film di Charlie Chaplin, nei dischi dei Beatles o tra le pagine di Herman Hesse. Ho vissuto in tre continenti, ma non ho ancora assaggiato un ragù che possa competere con quello della mamma.

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