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Il caso “Via col vento” e la trappola del revisionismo storico

Ha suscitato reazioni molto diverse tra loro la decisione di pochi giorni fa dei vertici HBO di rimuovere temporaneamente Via col vento dal catalogo della loro piattaforma di streaming HBO Max.

La scelta, presa sulla scia delle proteste a seguito della barbara uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia, è stata giustificata dai portavoce dell’azienda come necessaria, in quanto sarebbe “irresponsabile” tenere il film sulla piattaforma senza una “spiegazione e una denuncia” delle sue “rappresentazioni razziste”.

È delle ultime ore la notizia che il celebre kolossal potrebbe ritornare sulla piattaforma già dalla prossima settimana, introdotto dalla riflessione di un importante studioso afroamericano, allo scopo di contestualizzare meglio l’opera all’interno del periodo storico di riferimento (quello dell’ambientazione del film, ma anche quello, più recente, di produzione dello stesso).

Quest’evento si inserisce all’interno di un clima generale di tensione che ha portato, fra le altre cose, alla vandalizzazione e alla demolizione di diverse statue di mercanti e colonizzatori da parte di cortei inferociti in America e in Europa.

Non è la prima volta che il film Via col Vento viene sottoposto ad operazioni di censura, nel 2017, ad esempio, un cinema di Memphis lo ha ritirato dalla programmazione dopo le proteste di alcuni clienti.

La tormentata storia d’amore che vede protagonisti l’egocentrica Rossella O ‘Hara (Vivien Leigh) e il focoso Rhett Butler (Clark Gable) durante la Guerra di Secessione adotta, infatti, pienamente il punto di vista degli schiavisti degli stati del Sud, presentando, inoltre, personaggi di colore sterotipati. 

Si tratta di un film figlio della sua epoca – Gone With the Wind è uscito nelle sale nel 1939 – in cui il razzismo era un atteggiamento ancora ampiamente e ingiustamente tollerato.

Basti pensare che Hattie McDaniel, interprete di Mami, la serva domestica degli O’ Hara, vinse l’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista, ma non le fu consentito di partecipare alla cerimonia degli Academy, nonostante le insistenze di Gable.

È, quindi, giusto mettere un disclaimer a Via col Vento e altri film o romanzi prodotti in un determinato periodo storico, i cui valori non ci rappresentano più?

Probabilmente sì, è legittimo prendere le distanze da idee e “tradizioni” lesive della dignità dell’uomo, ma dal disconoscimento alla revisione e alla censura il passo è breve.

Lo dimostra la scelta di diverse sale di non proiettare più il film in questione, così come la distruzione di statue che hanno il valore di testimonianza storica da parte di alcuni manifestanti.

In The Man in the High Castle, serie di genere ucronico in cui si immagina che tedeschi e giapponesi abbiano vinto il secondo conflitto mondiale, i giovani americani, plagiati dalla propaganda nazista, si danno alla distruzione di monumenti, musei e biblioteche allo scopo di eliminare la propria storia, poiché contraria agli ideali del Reich nei quali la loro generazione si riconosce.

Un esempio estremo? Certamente sì, ma utile a capire – e a prevenire – le conseguenze che ragionamenti del genere possono portare.

La storia è maestra di vita e cancellare quello che non ci piace del nostro passato non ha alcuna utilità, se non il rischio che errori e azioni riprovevoli di altre epoche si ripetano ancora.

Abbattere la statua di Colombo perché simbolo dell’America colonialista non è un atto rivoluzionario, ma oscurantista, così come lo è impedire la proiezione di una vecchia pellicola.

L’uomo impara – o dovrebbe imparare – dai propri errori e ciò che siamo oggi, i valori di uguaglianza, dignità e solidarietà che accomunano la maggior parte di noi, li dobbiamo a coloro che inorridirono di fronte alla schiavitù, ai pregiudizi, alle violenze e alle discriminazioni perpetuate nei secoli scorsi; in sostanza li dobbiamo in parte anche agli schiavisti stessi.

E questo non vuol dire difenderli, ma accettare che gli errori – anche quelli più terribili – fanno parte del progresso: senza le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, ad esempio, non avremmo avuto i movimenti pacifisti degli anni ’60 e il Trattato di non proliferazione nucleare.

Occorre, quindi, conoscere il passato senza rinnegarlo, perché cultura e conoscenza sono e resteranno sempre le uniche armi contro terrore e fanatismi.

Citando una frase tanto abusata e sopravvalutata del film Via col Vento: “Domani è un altro giorno” – come dice Rossella O’ Hara – ma solo imparando la lezione dell’oggi.

Roberta D'Addario
Roberta D'Addariohttps://msha.ke/everycurlanidea/
Professionista digitale e essere umano in divenire. Esploro il mondo in cerca di avventure, che siano in una metropoli caotica, in mezzo a un bosco o sullo schermo del mio pc. Amante della musica, del cinema e delle lunghe passeggiate. Rincorritrice di sogni e di autobus.

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