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Le Regole del Delitto Perfetto di Bonnie Winterbottom

“Siamo tutti persone cattive. Questa è l’unica cosa che abbiamo in comune.

Una citazione di Bonnie Winterbottom

“How To Get Away with Murder – Le regole del delitto perfetto” è un thriller giudiziario di Shonda Rhimes, da anni tra i più apprezzati della categoria.

Tutti i personaggi, ben delineati e legati tra loro, raccontano una storia intricata che prende spunto da vicende legali e personali, per poi proseguire stagione dopo stagione tra colpi di scena inaspettati.

HOW TO GET AWAY WITH MURDER – Walt Disney Television via Getty Images’s “How to Get Away with Murder” Charlie Weber as Frank Delfino, Liza Weil as Bonnie Winterbottom, Billy Brown as Nate, Matt McGorry as Asher Millstone, Aja Naomi King as Michaela Pratt, Viola Davis as Professor Annalise Keating, Katie Findlay as Rebecca, Alfred Enoch as Wes Gibbins, Karla Souza as Laurel Castillo and Jack Falahee as Connor Walsh. (Photo by Craig Sjodin/Walt Disney Television via Getty Images)

L’utilizzo di flashback e flashforward rende ancora più vivida la trama.

Se la protagonista indiscussa della serie Tv è l’avvocato Annalise Keating (interpretata da Viola Davis, vincitrice dell’Emmy Awards nel 2015 e candidata al Golden Globe nel 2015 e nel 2016), tra i personaggi principali e meglio riusciti della serie troviamo sicuramente Bonnie Winterbottom (interpretata da Liza Weil).

Bonnie, insieme al fidato Frank Delfino, costituisce l’entourage di Annalise. Bonnie, in particolare, la supporta con i casi, nella gestione delle matricole universitarie e tiene le fila della burocrazia legale di Annalise. In poche parole, la perfetta assistente.

Il carattere di Bonnie sembra docile e lei è educata e gentile. In realtà, nel corso delle stagioni (sei in totale), il suo personaggio sarà sviluppato così bene da creare un filone parallelo alla trama originale.

La storia di Bonnie

“Mio padre ha molestato me e mia sorella. È iniziato quando avevo cinque anni, lei sei. Mia madre lo sapeva. Era il modo in cui hanno fatto soldi. Registrandoci e vendendoci agli uomini. Quando avevo 15 anni, sono rimasta incinta. Ho avuto un bambino, un maschio. Ma i miei genitori mi hanno detto che era morto. E ora ho appena scoperto che potrebbe essere vivo”.

Bonnie e la sua famiglia

Quando Bonnie era una bambina, lei e sua sorella, Julie Winterbottom, venivano spesso abusate da loro padre e da altri uomini a cui lui le vendeva. All’età di 15 anni rimase incinta e le persone smisero di cercarla per appagare i propri istinti violenti.

Dopo un difficile travaglio, a Bonnie venne detto che aveva perso il bambino. In realtà la sorella Julie, per salvarlo dalle grinfie paterne, lo aveva rapito per darlo in affido ad una famiglia normale.

Sebbene possa essere difficile mantenere una relazione interpersonale con un passato così pesante alle spalle, Julie è l’unica persona che capisce quanto quei tragici eventi abbiano condizionato la vita di Bonnie e la sua.

La sorella maggiore, infatti, lotta per disintossicarsi dalle droghe, mentre Bonnie ha sviluppato una personalità borderline.

Nel corso degli anni (e della serie) l’assistente di Annalise viene a contatto con molti dei suoi stupratori, tra cui il padre.

L’incontro con Annalise

Anche Annalise si confronterà con Bonnie, mettendola prima in difficoltà in una causa contro uno dei suoi stupratori (Annalise era l’avvocato della difesa e Bonnie una teste per l’accusa), per poi proporle il suo supporto affinché fosse in grado di riprendere in mano la propria vita.

Gli abusi e gli uomini

Gli abusi che Bonnie ha subìto, hanno inevitabilmente condizionato le sue relazioni con gli altri. Uomini soprattutto. E dal momento che non ha affrontato né risolto del tutto i traumi del suo passato, si ritrova regolarmente interessata a quelli sbagliati.

Uno di questi uomini è Sam, terapeuta di Bonnie e marito di Annalise. Attraverso i flashback, veniamo a conoscenza che Bonnie intratteneva una relazione con l’uomo. Lo fissava regolarmente con desiderio e si lasciava andare ad una serie di conversazioni frivole con lui, fino allo scambio di un bacio.

Ovviamente la loro relazione non porta da nessuna parte, ma è la scintilla che innesca alcuni dei colpi di scena del legal-drama.

La centralità di Bonnie Winterbottom

Proprio così. Bonnie è il centro attorno al quale ruota tutta la serie.

In ogni stagione, gli omicidi, l’omissione dei cadaveri, l’occultamento delle prove sono legati alla stagione precedente da un sottile filo che si intreccia tra i vari personaggi, ma la scintilla la accendono sempre Bonnie e la sua incapacità di relazionarsi con gli altri.

La “sliding window” di Bonnie

Avete presente quando siete al semaforo e passate con l’arancione? O quando state per salire su una metro ma si chiudono le porte di fronte a voi lasciandovi sulla piattaforma ad attendere il treno successivo? Bonnie si ritrova sempre in questa condizione, non scegliendolo e senza esserne consapevole.

Tutto ha inizio con la morte di una giovane studentessa del campus, Lila Stangard.

Prima della sua morte, Lila si presenta a casa di Annalise. Vuole confessare la relazione clandestina che da tempo ha con Sam e la scoperta di aspettare un bambino da lui. Ad aprire alla ragazza è proprio Bonnie e, sebbene sia chiaro che Lila sia romanticamente coinvolta con Sam, Bonnie la allontana. Ciò è probabilmente dovuto all’infatuazione che Bonnie ha per Sam e al suo desiderio di proteggerlo (ma, forse, anche di proteggere Annalise dallo scandalo che ne sarebbe derivato).

Ed ecco la scelta inconsapevole: se Bonnie avesse lasciato entrare Lila in casa quel giorno, nessuno degli omicidi nello show sarebbe avvenuto.

Una diversa interpretazione della storia

Annalise avrebbe lasciato Sam, Lila non sarebbe morta e lo psicoterapeuta non sarebbe stato ucciso a sua volta. Se Sam non fosse morto, Rebecca non sarebbe stata uccisa, la polizia non avrebbe indagato su Annalise e così discorrendo.

Tante morti sarebbero state evitate e molte persone non sarebbero state coinvolte, se solo Bonnie avesse lasciato che Lila parlasse ad Annalise.

Dato che con i “se” e i “ma” non si fa la storia, analizziamo la figura di Bonnie per capire meglio la psicologia che l’ha portata ad una scelta con conseguenze così rilevanti.

Nomen Omen – quando il destino è scritto nel nome

Tutto doveva essere già chiaro al momento delle presentazioni. Infatti, il cognome di Bonnie (Winterbottom) richiama le atmosfere invernali e il freddo profondo, esattamente come la sua personalità: cupa e glaciale, inespressiva e pungente.

Bonnie è un personaggio con diverse sfaccettature, tutte ben delineate in ogni momento della storia.

Romantica sognatrice con Annalise (nonostante i continui scontri tra le due a causa del carattere forte della professoressa Keating), dolce e materna con Frank, passionale con Asher e il procuratore Miller, oltre che spietata assassina a sangue freddo.

Bonnie l’assassina

Nel corso delle stagioni, Bonnie pensa di essere stata coinvolta nella morte di Lila da alcune dichiarazioni di una sua amica, Rebecca. Così per proteggere Annalise e il suo amore non corrisposto, Sam, uccide la ragazza.

Uccide anche il procuratore Miller, divenuto il suo compagno, perché crede che sia coinvolto nell’omicidio di Nate Sr., padre di Nate, detective dell’ufficio del procuratore distrettuale molto vicino ad Annalise.

A differenza di molti omicidi della serie, le due persone uccise da Bonnie erano del tutto innocenti dei crimini di cui erano state accusate. Bonnie ha tolto la vita a due persone che assolutamente non meritavano di essere giustiziate.

Considerazioni finali sul personaggio

Risulta evidente che le problematiche personali e familiari di Bonnie l’hanno segnata così profondamente da renderla incapace di provare empatia per gli altri. L’unica persona che sembra essere riuscita a scalfire la corazza creata dalla psiche di Bonnie per proteggersi dal male che ha incontrato sin da bambina è Annalise.

Nonostante l’affetto della Keating nei suoi confronti, Bonnie fraintende spesso il loro legame, continuando a vivere in una spirale di amore-odio, in cui gli alti e i bassi della loro relazione segnano anche l’andamento della storia narrata. Lo stesso vale per i sentimenti dichiarati a Miller.

SPOILER – sesta stagione

Eppure quello di Bonnie non è un personaggio che si può riassumere nei soli termini di “personalità problematica” ed “assassina a sangue freddo”.

I suoi errori e l’essere coinvolta in quelli degli altri la faranno maturare molto nel corso delle puntate. Anche la componente sentimentale sarà decisamente più chiara negli episodi finali dell’ultima stagione, quando per proteggere qualcuno a lei caro viene colpita da un proiettile.

Chi ha sparato?

Chi stava proteggendo Bonnie?

Riuscirà a salvarsi o morirà?

Per scoprirlo non vi resta che attendere la sesta stagione di “How To Get Away with Murder – Le regole del delitto perfetto”, magari riguardando le prime cinque disponibili su Netflix, alla luce di un nuovo punto di vista su questo affascinante personaggio.

Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!

Una recente intervista a Liza Weil (Novembre 2019)
Luca Capone
Luca Capone
Da piccolo perché coincideva con l’uscita settimanale di Topolino (di cui sono un accanito collezionista), da grande perché mi permetteva di andare al cinema con l’ingresso scontato! Adesso mi godo il mio personale "Mercoledì" ogni volta che sono a casa, spalmato sul divano, alternando film in streaming e fumetti! Mi chiamo Luca e ho iniziato a scrivere perché condivido da sempre le mie impressioni su ciò che mi appassiona.

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