Licorice Pizza, uscito nelle sale italiane a Marzo del 2022, ma in quelle statunitensi a fine 2021, è un film a cui, almeno nel nostro paese, non è stato dato il giusto risalto.
Fuoriuscendo dai circuiti cinefili, infatti, ben poche persone lo hanno visto o anche solo sentito nominare; il che è un peccato per quella che è una delle commedie più riuscite degli ultimi anni e che è stata, giustamente, elogiata dalla critica internazionale.
L’ultima fatica di Paul Thomas Anderson – regista, fra gli altri, de Il Petroliere, Boogie Nights e Magnolia – fa parte di quel piccolo gruppo di fortunate commedie – e ancora più sparuto di commedie romantiche – ad essere candidate all’Oscar per le statuette di Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura originale.
La pellicola, oltre all’innegabile bravura dei suoi attori protagonisti Cooper Alexander Hoffman (figlio del compianto Philip Seymour, che ha speso lavorato con Anderson) e Alana Haim (componente della band delle Haim), entrambi – incredibilmente – alla prima esperienza sullo schermo, può anche contare su camei di un certo livello, come quelli dei veterani Sean Penn, Tom Waits e Bradley Cooper.
Altro fatto da segnalare riguardo al cast, la presenza nel film della madre, del padre e delle due sorelle maggiori di Alana, Danielle e Este, nel ruolo della famiglia della ragazza, come è successo in un’altra indie comedy di un certo successo, Frances Ha di Noah Baumbach, dove i genitori di Frances sono interpretati da quelli di Greta Gerwig, che è la protagonista del lungometraggio.
Se pensiamo all’atmosfera torbida e inquietante di serie true-crime come Dahmer e horror come The Watcher, che stanno spopolando in queste settimane su Netflix, la commedia di Paul Thomas Anderson (disponibile su Prime Video, Apple TV, Tim Vision e YouTube) è una boccata d’aria fresca e una sferzata di ottimismo, cosa che non fa mai male nei nostri tempi incerti.
Il film ci riporta, infatti, indietro ad un’epoca fortemente romanticizzata ed estetizzata, ossia gli anni ’70 della West Coast statunitense. Non a caso, Licorice Pizza, oltre ad indicare il vinile nello slang californiano, è il nome di un negozio di dischi particolarmente in voga nella Los Angeles del periodo.
Un senso di dolce nostalgia permea tutta la pellicola, come è stato per C’era una volta a…Hollywood di Tarantino, le cui vicende sono ambientate solo pochi anni prima.
La storia è la più antica del mondo: un ragazzo e una ragazza si incontrano, si piacciono e pian-piano si innamorano.
Se non fosse che il primo ha 15 anni e la seconda 25. Lui, ex enfant prodige del cinema cresciuto con la madre, è un adolescente pieno di idee e di speranze, mentre lei è una giovane donna già in parte disillusa dalla vita, ancora in cerca del proprio posto nel mondo. Ma la differenza di età che potrebbe essere un difficile ostacolo da aggirare, non sembra creare differenze inconciliabili, fornendo semplicemente il pretesto per una serie di scaramucce e dinamiche mordi e fuggi, assai tipiche nel cinema da Accadde una Notte in poi, e ancor di più (forse) nella vita reale, a prescindere dalle distanze anagrafiche.
D’altronde siamo nella Ferdinando Valley degli anni ’70, un’estate perenne in cui tutto può succedere e in cui anche i sogni più ambiziosi si possono realizzare.
Come quello di Gary di diventare un imprenditore di successo prima dei 18 anni e di conquistare una donna di 10 anni più grande a cui dichiara in maniera rocambolesca il suo amore fin dal primo istante.
O quello di Alana, ben più restia nei confronti del ragazzo, almeno all’apparenza, cresciuta in una famiglia fortemente religiosa e patriarcale, di avere ancora un sogno in cui credere.
L’interpretazione dei due esordienti protagonisti rende il tutto più genuino: il diciannovenne figlio d’arte Cooper Alexander Hoffman (pienamente all’altezza del confronto paterno in un ruolo che sembra tagliato su misura per lui), e la trentenne chitarrista Alana Haim (ingiustamente ignorata dall’Academy, nonostante l’ottima performance) hanno l’aspetto e gli atteggiamenti di due ragazzi qualunque che uno potrebbe facilmente incontrare per le strade del proprio quartiere.
La chimica tra gli attori è palpabile, tanto da non far quasi notare la differenza di età, anche maggiore, che hanno nella realtà.
Ad accompagnare i due – amici prima, soci poi, ma per tutto il tempo innamorati – nella città di Los Angeles (che, a ragione, potrebbe essere definita co-protagonista del film), tra materassi ad acqua, casting e campagne elettorali, le indimenticabili musiche di quegli anni, da Bing Crosby a Chuck Berry, da David Bowie a Sonny & Cher, passando per McCartney e i The Doors, più una serie di personaggi realmente esistiti dello showbiz del periodo, buffe caricature di un mondo adulto non sempre ammirabile (lo stesso protagonista Gary Valentine è ispirato ad una amico del regista, Gary Goetzman, che come lui è stato un attore bambino).
Gli eventi di quel decennio, infatti, dal tramonto della Hollywood classica alla crisi petrolifera, sono parte integrante della trama del film.
Un elogio quasi poetico ad un’epoca passata – gli anni ’70 – ed ad una stagione della vita – la giovinezza -, entrambe caratterizzate da un’energia caotica e colorata come quella dei due testardi – ed irresistibili – protagonisti.
Un film fatto di sguardi imbarazzati oppure di sfida, di timide carezze, di gelosie, di facili entusiasmi e di seguenti delusioni, di fughe e di rincorse – reali e figurate -, fino all’indementicabile corsa finale.
