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Perchè la 8×03 di Game of Thrones Salva la Stagione

In moltissimi, fan della serie Game Of Thrones, hanno storto il naso quando dopo ben due anni di attesa è stata presentata loro una stagione – quella per altro conclusiva – ben al di sotto delle aspettative, che non solo non ha saputo risollevarsi dagli errori commessi nella stagione precedente ma che addirittura ha rischiato di compromettere la bellezza dell’intero titolo!

Io prendo posto accanto a coloro che rappresentano quasi la totalità dei fan e mi associo nel dire che l’ottava stagione, così come in parte la settima, sono prodotti mal riusciti.

E d’altronde se il luogo comune recita “il buon giorno si vede dal mattino”, Game of Thrones 8 ha come primo dialogo uno scambio di battute sui testicoli, per altro fatto da i due oratori più bravi del Westeros, Tyrion e Varys.

Eppure, in tutto questo disastro, qualcosa di buono lo si può riconoscere a David Benioff e D.B. Weiss.

Mi riferisco alla puntata 8×03, l’attesissimo confronto finale tra i vivi, uniti tutti (più o meno) sotto la stessa bandiera, contro l’esercito degli Estranei guidati dal Re della Notte.

Se da un lato ci si può lamentare del fatto che lo scontro avvenga nelle tenebre – letteralmente, dato che la luminosità della puntata sembra essere al minimo – dall’altro si può godere di un fantastico spettacolo!

Procedo ad elencare le scene che ritengo più significative. Se non avete ancora visto la puntata interrompete la lettura perché non potrò evitare di fare spoiler.

La senti l’angoscia?

Eccoci qui, ci siamo! Dopo ben sette stagioni e due puntate, finalmente la minaccia degli Estranei si fa concreta.

Il Re della Notte è arrivato alle porte di Grande Inverno, la prima significativa capitale discendendo la Barriera. L’epico e tanto agognato scontro tra i vivi e i non-morti con in palio la sopravvivenza del genere può avere inizio.

Si respira un vago senso di angoscia negli istanti che precedono la battaglia e la regia non manca di mostrarci una carrellata di tutti i protagonisti in gioco. Ognuno con i suoi pensieri in testa, ognuno convivendo con il pensiero di non riuscire a vedere nuovamente il sole che sorge.

Si riesce bene ad entrare nell’atmosfera che si respira e così come i personaggi, quasi fossimo noi stessi a dover lottare per la nostra vita, siamo sempre sul chi va là, pronti a scattare al minimo accenno di guerra.

Eccoci qui, ci siamo!

Ah no, era solo Melisandre.

Dothraki alla carica

Alzi a mano chi di voi ha pensato “ma dove andate, Dothraki?” quando i nativi di Essos sono partiti alla carica contro l’esercito nell’ombra degli Estranei.

C’è un fiume di mani alzate? Lo immaginavo, poiché la domanda è legittima, ma tra ammettere questo e considerarlo un buco di trama ci deve passare almeno una spiegazione.

Perché la scelta dei registi questa volta è stata davvero coerente.

L’esercito di Daenerys si compone di diverse compagini, radunate con il sudore della fronte durante il suo peregrinare tra le varie città del continente orientale. Tra esse spiccano senza dubbio gli Immacolati.

Guerrieri devoti all’obbedienza indiscussa e alla guerra di formazione. Si, perché la particolarità degna di nota di questo esercito è il loro combattere compatti, in formazioni che ricordano molto le tecniche romane, per esempio della testuggine.

La loro forza sta nei piccoli spazi, nel corpo a corpo e nel rimanere gli uni vicini agli altri.
Al contrario dei Dothraki, ed è questo il punto.

I cavalieri tatuati hanno bisogno di campo aperto e di cariche per far roteare e librare le loro armi e per esprimere al meglio la loro violenza bruta. Per questo non potevano far altro che andare per primi, lanciandosi al galoppo, perché se i morti fossero arrivati a schiacciarli nei pressi della seconda guardia rappresentata dagli Immacolati, sarebbero stati in svantaggio.

Oddio, per come è andata a finire forse in svantaggio lo erano lo stesso. Ma se non altro ci hanno regalato una scena che ha saputo sfiorare il sublime.

E i brividi di questa scena sono tutti targati Benioff e Weiss, a loro vanno i miei complimenti perché se da una parte è vero che se lasciati senza soggetto la loro regia scricchiola un po’, però è altresì vero che a livello scenografico sono davvero due assi!

E dunque ecco i Dothraki, con le loro spade di fuoco così come R’hllor vuole e le loro grida di battaglia, gettarsi con la foga che racchiude le speranze di tutti, spettatori e personaggi in scena, contro i non-morti.

E le speranze si spengono poco a poco, così come vediamo spegnersi le fiamme delle loro lame.

La scena è completamente scura, nessuno vede nulla, ma le luci si spengono fino all’ultima e allora si intuisce subito che non è andata bene.

Come vi siete sentiti?

Personalmente ho tirato il fiato e di nuovo l’angoscia è tornata a fare capolino.

Con questa scena gli autori ci hanno catapultato sulle mura di Grande Inverno, magari di fianco ad Arya e Sansa, o sulla groppa di uno dei draghi già cavalcati da Jon e Dany.

Spettatori noi, così come i protagonisti.

L’epico incontro tra Bran e il Re della Notte

Siamo tutti arrivati a questa puntata con un carico di domande non indifferente e tutti noi speravamo che molte di esse avrebbero trovato risposta nel momento in cui i due principi della battaglia si fossero finalmente confrontati. Mi riferisco ovviamente a Bran e il Re della Notte.

Ma niente, il loro incontro si limita al solo fissarsi. Nessun movimento, nessuna parola finché forze esterne non intervengono a porre fine al confronto tra i due.

In molti si sono lamentati di questa scelta degli autori e d’altra parte c’erano grandi aspettative in merito, anche qui, coltivate da ben sette lunghe stagioni.

Ammetto che a caldo anche io ci ero rimasto parecchio male, soprattutto perché ero stra-convinto che il Re avrebbe parlato per la prima volta da quando lo conosciamo. Non per forza per dire qualcosa di significativo o per spiegare vicende, soltanto qualcosa, magari di epico come un “Addio”, mentre si preparava a colpire a morte il suo tanto odiato rivale.

A dire la verità – ma non saprei davvero spiegarmi il motivo – ero anche convinto che il Re riservasse a Bran un qualche tipo di riverenza, come un inchino che fosse stato segno non di sottomissione ma di rispetto, nell’istante prima della sua intenzione di colpirlo a morte.

Ma nulla di tutto questo è successo, perché effettivamente, nulla è successo.

E la potenza di questa scena da brividi risiede proprio in questo.

La sola forza dei loro sguardi, unita alle nostre aspettative, ci fa vibrare l’anima. Senza dirsi nulla, si dicono tutto. Non abbisognano di parole, sono esseri che già sanno ogni cosa e lo sanno solo loro.

Ma a noi resta il dubbio del “cosa succede? Davvero Bran, proprio lui, è destinato a morire così?”.

Abbiamo tutti tirato il fiato e penso che questa sia, almeno per quanto mi riguarda, la scena più bella dell’intero Game Of Thrones. Non dell’episodio, non della stagione, ma dell’intero titolo!

Lasciatemelo dire, Isaac Hempstead-Wright è un attore perfetto per Bran. Espressivo nella sua non espressività.

Le divertenti reazioni dei fan in conclusione alla scena, quando la tensione si scioglie. E voi come avete reagito?

Conclusioni

Ogni critica che si possa muovere all’ultima stagione di Game of Thrones e ai registi più in generale è legittima e non troverà assolutamente opposizione da parte mia, semmai nuova approvazione.

Però come spesso si dice di uomini che fanno male: “hanno fatto anche cose buone” e non evidenziarle, non apprezzarle per il solo rimanere coerenti con il proprio pensiero de “la serie ha fatto schifo” sarebbe da sciocchi e da immaturi.

E c’è inoltre solo da perdere.

La puntata 8×03 è stata ricca di emozioni, a di là di come possiamo giudicare ciò che vi è avvenuto.

E non è forse questo lo scopo di quest’arte che noi chiamiamo cinematografia, trasmettere emozioni come fossimo noi i protagonisti di un qualcosa?

Valerio Cioccolini
Valerio Cioccolini
Vi piacciono le serie tv? Andremo d'accordo. Non vi piacciono? Beh...andremo d'accordo ugualmente.

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