fbpx
HomeRecensioniRecensioni Serie TVThe Walking Dead - Un'apocalisse per analizzarsi

The Walking Dead – Un’apocalisse per analizzarsi

Nel 2010 la AMC Studios si lancia la sfida di creare una serie tv partendo dal soggetto di un fumetto di successo del disegnatore Robert Kirkman. Nasce così The Walking Dead, a testimonianza di come il mondo cinematografico a volte attinga – e faccia bene a farlo – dagli altri campi di cui si compone l’arte.

The Walking Dead è diverso da tutti gli altri spettacoli sugli zombie, dove generalmente si da la priorità allo scontro con il mostro. Qui si analizza la psicologia umana che si rapporta con la morte nella sua forma apocalittica di invasione zombie.

Cosa si è disposti a fare per sopravvivere? E come cambia lo spirito umano per adattarsi al nuovo clima mondiale?

Il nuovo mondo di The Walking Dead

Dopo solo poche scene di vita quotidiana, veniamo subito catapultati in una realtà post apocalittica, dove l’apocalisse è la più classica delle apocalissi hollywoodiane, vale a dire quella zombie.

Rick, un ex poliziotto finito in coma, si risveglia in questo nuovo mondo con cui deve da subito fare i conti. Quando si ricongiunge con la sua fidanzata Lori e il suo migliore amico Shane, entrambi in fuga senza meta assieme ad un gruppo di persone trovate lungo la strada, scopre che molte cose sono cambiate anche tra le persone. Ad iniziare dal loro rapporto.

Come detto nell’introduzione alla recensione, ad aver maggiore rilievo nella serie sono le psicologie dei personaggi, i quali si troveranno necessariamente e a volte loro malgrado, a dover affrontare scelte difficili per la propria sopravvivenza.

E’ un mondo crudo, dove i principi morali vengono messi a dura prova e i rapporti interpersonali iniziano a scricchiolare al sopraggiungere dell’inevitabile istinto al sopravvivere.

Questa è una delle grandi forze di questo show: l’animo umano viene sviscerato davanti allo spettatore in molte delle sue sfaccettature più macabre e recondite, quelle particolari visioni delle cose che non potrebbero emergere in una situazione di vita normale. Ma in un apocalisse si. Eccome.

E’ molto significativo, a mio parere, il modo in cui viene trattata la speranza.

Essa è presente solo per essere di volta in volta tradita e spezzata, fino alla realizzazione del fatto che sperare in un domani migliore risulta inutile. Inutile al contrario dell’agire.

Rick è l’esponente più emblematico di questo. Lui che sembra essere l’unico moralmente incorruttibile, portatore sano di belle virtù dove tutti gli altri si smarriscono, deve fare i conti con la realtà delle cose e lo vediamo incupirsi, accettarlo poco a poco e infine cambiare.

Fa quasi male, ma alla fine lo accettiamo anche noi spettatori. Come già detto, questo nuovo mondo è arido di rosee prospettive e prima lo si capisce, più a lungo si vivrà.

Si sta come d’Autunno sugli alberi gli Zombie!

La prima caratteristica che fa di The Walking Dead un thriller puro è il fatto che si stia sempre sul chi va là.

Durante la visione non si ha mai la sensazione di poter stare tranquillo, ma che da un momento all’altro possa succedere qualcosa di terribile, che sia un’orda zombie che invade territori considerati sicuri fino a poco prima o semplicemente un volta faccia di qualcuno che credevi di buone intenzioni.

I protagonisti sono spesso esposti a situazioni estreme, in cui devono fare appello a tutte le loro forze per venirne fuori.

E il senso di precarietà della situazione si ripercuote anche sui protagonisti, per cui sembra valere lo stesso principio. Non puoi affezionarti a nessuno, perché non hai la certezza che quel qualcuno a cui ti sei affezionato riesca a superare la stagione. Anzi, la puntata!

Le persone muoiono, com’è ovvio durante una condizione come quella messa in scena, ed è apprezzabile che i protagonisti non vengano risparmiati.

Nessun personaggio ha una sua trama da portare a compimento, poiché l’obiettivo comune ad ognuno è solo sopravvivere il più a lungo possibile in un mondo in cui ormai ogni schema è saltato e questo espone ognuno di loro alla possibilità di una morte istantanea.

Non per questo le loro storie sono poco interessanti, si badi bene. Ogni personaggio ha il suo perché e le storie che intrecciano nel corso della serie contribuiscono a tenere viva l’attenzione e lo spettatore di conseguenza.

Ognuno ha un suo modo di pensare e di agire ed è interessante – quasi ai fini di uno studio sociologico – vedere come si combina questo modo di pensare e di agire all’interno di un gruppo.

Quando The Walking Dead diventa lo zombie di se stesso

Dopo averlo a lungo lodato, devo tuttavia evidenziare una grande pecca di questo show.

Da quando finisce il ciclo narrativo del Governatore e dunque nei dintorni della quarta serie – ma forse si tratta di gusti personali – The Walking Dead sembra avere un’involuzione.

Abbiamo già avuto sfoggio di tutto ciò che potevano offrirci, abbiamo già navigato nel torbido della bassezza a cui le azioni umane possono arrivare e non resta più altro che possano mostrarci che possa scuotere le nostre emozioni.

O meglio, una cosa resta ed è appunto ciò che la serie sfrutta: capire chi muore e in che modo.

Lo scossone che si può dare allo spettatore diventa il far dipartire i personaggi più potenti. Potenti andrebbe messo tra virgolette, intendendo quei personaggi che hanno maggiormente fatto innamorare i fan.

Oltre questo non sembra esserci nulla di nuovo e il rischio comprovato è quello di cadere nel ridondante.

The Walking Dead unisce due elementi di altre due serie che apprezzo particolarmente, vale a dire la sopravvivenza a tutti i costi di The 100 e il senso di precarietà e continua tensione di Game of Thrones. Anche se sarebbe più corretto dire il contrario, dato che The Walking Dead è un precursore di entrambe.

A rovinare la serie però è la sua longevità, che spesso è un po’ il tallone di Achille di molte serie. La stessa longevità forzata che ha rischiato di rovinare persino Lost.

Protrarre a tutti i costi una serie di successo solo perché sono i fan a richiederlo o perché ancora non si è finito di sfruttare il merchandise porta a far riconsiderare quella serie per quanto bella essa possa essere. È semplicemente la legge dei grandi numeri: più si va avanti e più è alta la possibilità di fare errori.

Non dico che The Walking Dead avrebbe dovuto interrompersi con la quarta stagione, ma ritengo che continuarla per undici stagioni mi sembra eccessivo.

Perché inevitabilmente qualcosa si è perso per strada ed è davvero un peccato per una serie che a mio parere è davvero un pezzo da novanta nel mondo della cinematografia.

zombie the walking dead

Conclusione

The Walking Dead resta tuttavia un prodotto di grande qualità, che sa catturarti ed incollarti allo schermo.

Consigliato a stomaci forti, ovviamente. Quello che vedrete potrebbe scuotere il vostro senso del disgusto in molteplici occasioni e in molteplici forme.

Vi direi di preparare i pop corn ma…vi andrebbero di traverso!

the walking dead protagonisti
Valerio Cioccolini
Valerio Cioccolini
Vi piacciono le serie tv? Andremo d'accordo. Non vi piacciono? Beh...andremo d'accordo ugualmente.

LEAVE A REPLY

AlphaOmega Captcha Cinematica  –  What Film Do You See?
     
 
Please enter your name here

Ultimi Articoli

error: Il contenuto è protetto!