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Quando Totti ha lasciato er monno der calcio, ho pianto pur’io

Francesco Totti è, innegabilmente, un personaggio che ha meritato il suo titolo. È cresciuto a Roma, nella zona di porta Metronia. Romano e romanista, ha dedicato tutta la sua vita alla sua città e a quella maglia.

Pietro Castellitto nei panni di Francesco Totti

Io non sono mai stato un appassionato del calcio, infatti le mie parole possono suonare profane a chi, anche se poco, s’intende di questo popolarissimo sport.

Spesso ho provato a vedermi una partita, ma finivo per addormentarmi poco dopo il fischio d’inizio. Qui però vorrei soffermarmi sull’influenza, seppure passiva, che questo personaggio ha avuto nella mia vita e in quella di tutti noi e che, a mio personalissimo parere, è stato reso perfettamente nella serie di Sky “Speravo di morì prima”.

La miniserie, diretta da Luca Ribuoli e interpretata da Pietro Castellitto, riesce a rendere il senso di disorientamento che Totti ha vissuto durante i suoi due ultimi anni di carriera e delle discussioni con il tecnico Luciano Spalletti. Ma racconta anche di un uomo che si erge a fenomeno sociale, personaggio popolare, di tutta Roma, il cui talento è stato riconosciuto in Italia e nel mondo.

In una delle primissime scene della serie, si vede un ragazzo in un ufficio, il quale sta parlando con il direttore del carcere dove è detenuto, chiedendo di restare dieci giorni in più. Perché? Semplicemente perché il capitano sarebbe andato a trovare i carcerati.

Non stupisce più di tanto che questo giovane abbia, volutamente, passato dieci giorni in più di detenzione, solo per vedere il Capitano.

Non è da biasimare; infatti, il personaggio che è nato da Francesco Totti, ha in una qualche maniera, influenzato tutti noi nati tra la fine degli anni ’80 e quella degli anni ’90, sin da quando eravamo bambini.

Non c’era bambino che non avesse la sua maglia, ad eccezione di chi tifava la Lazio. Nel quartiere dove sono cresciuto io non c’era un muro che non riportasse la l’immagine del capitano o la scritta “Totti Gol” oppure “c’è solo un Capitano”.

Nonostante il calcio non mi piaccia per nulla, la figura di Totti mi ha sempre dato una sensazione di orgoglio verso quella squadra, di cui mi dico tifoso – ma non è neanche tanto vero – tifata da mio padre e mio nonno e soprattutto orgoglio per la città in cui sono nato e – a dire la verità – quando sentii i tre fischi della sua ultima partita piansi anche io.

Sarà per questo che ho apprezzato la decisione di rendere omaggio a questo eroe della contemporaneità attraverso il cinema.
Pietro Castellitto si cala bene nella maglia del Capitano, lavorando molto sulla voce e sulla gestualità.

Anche Greta Scarano, già vista nella trilogia Smetto quando voglio e ne Il Commissario Montalbano, convince nei panni di Ilary, compagna da sempre fidata e amorevole del giocatore.

Con questa miniserie, a tratti anche divertente, si riesce a vivere, o meglio a rivivere, le emozioni che l’uomo Francesco Totti ci ha donato in venticinque anni di carriera attraverso la sua passione e il suo talento.

Alessandro De Carli
Alessandro De Carli
Studente di filosofia, amante del disegno e del cinema; appassionato di anime e di film storici. Vago spesso senza meta tra gli scorci della capitale, eppure, metà del cuore è rimasto in Scozia, l’altra metà si nasconde in Giappone.

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