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La Fantastica Signora Maisel: l’autoironia come arma vincente

Non è un caso se una serie vince il Golden Globe della sua categoria, né se la sua protagonista conquista l’ambita statuetta come miglior attrice per due anni consecutivi e La Fantastica Signora Maisel non fa eccezione.

Fantastica, in effetti, lo è veramente: avendo sbancato sia agli Emmy che ai Critics’ Choice Awards e avendo ottenuto la sua terza stagione ben 20 nomination per i primi, giusto pochi giorni fa.
Ma cos’ha questa serie di tanto speciale?

Innanzitutto la sua ideatrice: la regista e sceneggiatrice Amy Sherman Palladino, già autrice di Una Mamma per Amica che, per quanto possa non piacere, vantò un enorme successo di pubblico nei primi anni Duemila.

Seconda poi la sua attrice protagonista: la graziosa e talentuosissima Rachel Brosnahan, qui al suo primo ruolo importante, tanto da farci chiedere come avessimo fatto a vivere senza di lei fino a questo momento.

Terzo e non meno importante: i comprimari, ognuno con la propria personalità ben definita, che contribuiscono a dare a questa serie una verve e una vivacità che da tempo mancavano nel panorama seriale.

Le vicende de La Fantastica Signora Maisel

Miriam – Midge – Maisel è una giovane casalinga ebrea che vive a New York nel 1958.
Suo marito Joel lavora in ufficio di giorno e la sera tenta, con scarso successo, di fare strada come comico.

Midge lo aiuta fornendogli dei riscontri positivi sui suoi spettacoli.
Una notte, al termine di uno show particolarmente mal riuscito, Joel confessa alla moglie che ha una relazione con la sua segretaria e la lascia.

La giovane, sconvolta, va a casa dei suoi genitori in cerca di conforto, ma riceve soprattutto critiche per la scelta di aver sposato Joel.
In preda alla disperazione, Midge si ubriaca e torna al Comedy Club dove il marito si esibisce di solito, improvvisando uno spettacolo su quanto le è capitato.

L’esibizione ha un insperato successo e riceve consenso immediato, specialmente quando la donna, in preda ai fumi dell’alcol, mostra il seno agli spettatori, per dimostrare a tutti che è ancora attraente.

A seguito di ciò, Midge viene immediatamente arrestata dalla polizia e trascorre la notte in carcere con l’accusa di atti osceni in luogo pubblico.
Al mattino, quando viene rilasciata, incontra il comico affermato Lenny Bruce – personaggio realmente esistito, per altro – che ha passato anche lui la notte “al fresco” a causa di uno dei suoi spettacoli.

Bruce la avverte che l’ambiente della comicità è tremendo, ma Midge non si lascia intimorire e decide di farsi aiutare da Susie, energica dipendente del Comedy Club, ad affinare il suo pezzo comico.

Midge: un’eroina contro gli stereotipi del femminismo

Ma chi è Miriam Maisel?
Miriam Weissman – sposata Maisel – è figlia della medio-alta borghesia ebraica di New York degli anni ’40-’50.

Ragazza piuttosto viziata, ha avuto un’infanzia dorata, dopo la quale ha frequentato il college dove si è laureata in letteratura russa.
Durante gli studi ha conosciuto il giovane e promettente Joel Maisiel, figlio di un industriale ebraico, del quale si è innamorata immediatamente e che ha voluto sposare con una sontuosissima cerimonia.

Midge, in linea con il suo ambiente, ma anche e soprattutto per predisposizione personale, è molto attenta all’apparenza e fa del suo meglio per apparire perfetta in ogni occasione (persino appena sveglia, la mattina).

Alcuni spettatori hanno criticato questo suo “eccesso di perfezione” che ce la fa vedere sempre fasciata in abiti elegantissimi, con un trucco e parrucco impeccabili, dalla battuta pronta e con doti culinarie eccelse.

Ma, a ben vedere, quello che può essere visto come un pregio a dir poco irreale è, in realtà, il suo più grande difetto: un perfezionismo al limite del patologico che, comunque, non la rende immune ai tanti imprevisti della vita.

Imprevisti che si trasformano in esilaranti gag da raccontare durante i suoi spettacoli, una delle poche occasioni in cui, abbandonata la maschera di casalinga modello dell’Upper West Side, fa dell’autoironia la sua arma vincente.

Certo è che, nonostante l’apparenza frivola e talvolta stralunata, Midge è tutt’altro che una donna “sciocchina” o debole di carattere.

A seguito di un evento che le stravolge la vita (l’abbandono da parte del marito), Miriam combatte per trovare e mantenere la propria indipendenza economica ed artistica, in un’epoca, gli anni ’50, non favorevole alle self-made-women (specie se mamme) e in un mondo, quello dello spettacolo, di certo non facile.

Cosa possiamo imparare da un personaggio come il suo? Che non per forza essere delle donne forti equivale a rinunciare alla propria femminilità, imitando modelli aggressivi di tipo maschile, come una parte del femminismo vuole farci credere.

Midge è un tipo tosto, nonostante e soprattutto grazie al suo rossetto, ai cappellini e al suo sguardo perennemente meravigliato nei confronti del mondo.

Una manager intrattabile ed una famiglia ingombrante

Gran parte del successo di questo telefilm, come accennavamo ad inizio articolo, lo si deve, sì, alla sua simpaticissima protagonista, ma anche agli esilaranti comprimari, che formano “un microcosmo di personaggi strambi, un po’ matti, tendenzialmente adorabili” (cit. Rolling Stone).

A cominciare dalla sua – improvvisatissima – manager Susie Myerson (Alex Borstein), una dipendente del Comedy Club che vede subito in Miriam un talento sul quale puntare.

Peccato che Susie sembri un ragazzo ed abbia un carattere tutt’altro che affabile, viva in un monolocale delle dimensioni di uno sgabuzzino e sia in tutto e per tutto il contrario di Midge.

A dispetto di ciò – e contro ogni previsione – la loro accoppiata si dimostra vincente, in quanto ognuna riesce a smussare il carattere dell’altra, ma le loro molte differenze danno luogo a siparietti comici veramente irresistibili.

Midge, però, non è la sola la cui esistenza viene stravolta dall’abbandono del marito e dalla decisione – improvvisa – di intraprendere la carriera di stand-up comedian, i suoi genitori, infatti, rimangono scioccati dalla separazione della figlia e, ancora di più, dalla sua nuova vita.

Abe Weissman, il padre di Midge, è un uomo sarcastico e schivo, professore di matematica alla Columbia University, mentre Rose Weissman, la madre, è una tipica signora della buona società, che tiene molto alle apparenze e alla stabilità della figlia.

Il ritorno di Miriam in casa dei suoi genitori metterà a dura prova i loro rapporti, ma sarà fonte di numerose risate per gli spettatori.

Tony Shalhoub – che in molti conosceranno per aver interpretato il bizzarro Detective Monk – e Marin Hinkle svolgono un lavoro eccelso nell’interpretare questi due ingombranti, ma adorabili, genitori.

Considerazioni finali su La Fantastica Signora Maisel

Un po’ commedia, un po’ serie tv a carattere storico, un po’ stand-up comedy, sicuramente The Marvelous Mrs. Maisel è un prodotto unico nel suo genere.

I dialoghi sono serratissimi e assai vivaci, in un botta e risposta che ricorda alcune commedie teatrali.

Gli anni ’50 e ’60 che si respirano in questa serie tv sono, però, decisamente edulcorati, come se osservassimo il mondo attraverso un paio di lenti rosa (o, più probabilmente, attraverso gli occhi vivaci di Miriam Maisel).

Ambientazioni e costumi sono studiati nei minimi particolari e contribuiscono molto al fascino vintage di questa produzione Prime.

Ma oltre le gag, le risate e gli incantevoli interni c’è di più: c’è la lotta di una donna per affermare se stessa, abbattendo gli stereotipi di genere.

«Se sei una donna non puoi essere divertente»,
«Se sei madre non puoi fare la comica»,
«Se sei bella e sali sul palcoscenico puoi essere solo una cantante».

Queste ed altre frasi vengono ripetute alla protagonista a più riprese nel corso della serie o rimangono sottintese negli sguardi di sfida e di superiorità che le lanciano i colleghi uomini.

Ma Miriam Maisel non si lascia, di certo, scoraggiare, vincendo invidie e battutine sessiste con la grazia di una moina, la sua ironia tagliente e la curva più bella in una donna: quella del suo sorriso.

Roberta D'Addario
Roberta D'Addariohttps://msha.ke/everycurlanidea/
Professionista digitale e essere umano in divenire. Esploro il mondo in cerca di avventure, che siano in una metropoli caotica, in mezzo a un bosco o sullo schermo del mio pc. Amante della musica, del cinema e delle lunghe passeggiate. Rincorritrice di sogni e di autobus.

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