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La Bella e La Bestia: Quando l’Amore Conduce ad un Cambiamento

“La Bella e la Bestia” si è imposto subito come uno dei migliori prodotti Disney di sempre, capace di creare quel mix di elementi tipici del cinema disneyano e, insieme, proporre uno spettacolo rivolto al pubblico degli anni ’90.

La Bella e La Bestia.

La popolarità che il film ha raggiunto in pochissimo tempo, e la capacità di restare nella memoria del pubblico, fanno di “Beauty and the Beast” un film che si associa perfettamente ai classici più famosi di sempre.

L’apparenza inganna

La storia racconta le vicende di un principe viziato ed egoista viveva tra gli agi del suo palazzo.

Quando, durante un temporale, una vecchia donna bussò al portone per chiedere rifugio offrendosi di pagare con una rosa, il principe la cacciò malamente.

Fu un grave errore!

Quella vecchia mendicante, così deforme e sgradevole agli occhi, in realtà è una fata bellissima.

Ella sapeva che il principe non avrebbe guardato all’animo ma all’aspetto esteriore, e così fu.

Ebbe dunque la conferma di ciò che sul suo conto già conosceva: nel cuore del principe non vi era spazio per l’amore.

Decise così di castigarlo con un terribile maleficio, trasformandolo in una bestia.Notiamo che tale maledizione non si limita soltanto al principe, ma investe l’intero castello e tutti coloro che lo abitavano.

Perché? Il maniero doveva riflettere la personalità oscura e ottenebrata del principe.

Come era truce il suo animo così orribile doveva diventare la sua dimora, tanto da esternare la malignità che albergava nel suo cuore.

La servitù, estranea all’agire del principe, venne comunque maledetta, in quanto loro stessi non riuscirono mai a sciogliere quel cuore di pietra, ma soprattutto perché il principe, egoista nel suo modo d’agire, avrebbe dovuto provare un senso di colpa per il destino che gravava sulla fedele servitù, la sola sua famiglia.

La vecchia era quindi in realtà una fata che lo stava mettendo alla prova.

Lui non la superò e venne punito con la trasformazione in creatura mostruosa.

La funzionalità del sortilegio


Come abbiamo appena descittto tutto il castello pagò le conseguenze del sortilegio e ogni abitante fu trasformato in un curioso oggetto animato.

Mosaico d’introduzione.

Solo se avesse scoperto l’amore e se si fosse dimostrato capace di farsi amare entro il suo ventunesimo compleanno, il principe avrebbe spezzato l’incantesimo.

Il tempo passa e nulla cambia; il castello resta per anni isolato da tutto e tutti.

Il prologo de “La bella e la bestia” è un’opera d’arte sequenziale.

Basterebbe solo tale introduzione a suggellare il lungometraggio come assoluto capolavoro.

Perché vennero scelte delle vetrate che rimandano a quelle delle antiche cattedrali per rinarrare il passato?

Perché il disegno doveva essere diversificato rispetto alle restanti immagini dell’intero film.

In quelle vetrate noi vediamo ciò che è stato, ciò che ci viene raccontato in maniera imparziale, in un modo quasi giuridico.

E’ la fantasia a venir stimolata, non la realtà.

Questo perché le intenzioni dei registi Gary Trousdale e Kirk Wise erano quelle che noi tutti avremmo dovuto imparare a conoscere la Bestia esattamente nel momento in cui Belle la incontra.

Comprendiamo infatti il passato del principe ma in modo non evidente, perché dobbiamo conoscerlo insieme a Belle. 

Non è un caso infatti che la camera ci permetta d’entrare nel castello soltanto quando il maleficio si è ormai compiuto:

anche noi spettatori dobbiamo interagire per la prima volta con la Bestia, non con il principe.

In un ritratto, il principe si inginocchia dinanzi alla fata, volgendo verso di lei le sue mani, in lacrime, disperato, poiché terrorizzato da ciò che sta per subire.

La fata ha un volto triste quando proferisce la maledizione, come se in quanto essere punitivo e neutrale sia stata costretta dal suo ardire a condannarlo.

La fata, mai mostrata realmente né tantomeno personificata, lascia una lieve speranza di salvezza al principe (se avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta l’incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario, al compimento dei suoi 21 anni sarebbe rimasto una bestia per sempre).

La rosa che gli aveva donato e che egli aveva immediatamente rifiutato perché un qualcosa di naturale e non particolare, assume di colpo un valore trascendentale.

Ci tengo a far notare infine la minuziosità con cui venne rappresentata per la prima volta la rosa:

non sbocciata rispetto al resto del film, quando apparirà più morente e prossima ad appassire, segno che il lavoro che c’è stato nella realizzazione del minimo dettaglio de “La bella e la bestia” fu assolutamente impeccabile.

Arriva lei, Belle!

In un piccolo paese vicino, vive Belle, una bella ed intelligente ragazza che adora leggere libri e sogna di vivere le avventure che trova nelle loro pagine.

Il piccolo paese di Belle.

Il bullo del paese, il tronfio Gaston, decide di farne sua moglie poiché la ragazza più bella di tutte non può che essere destinata a lui.

Belle, ovviamente, non condivide questa opinione.

Gaston è un ragazzo di bell’aspetto, ma oltre l’immagine c’è ben poco.

Maurice, l’eccentrico inventore padre della ragazza, si preoccupa della solitudine di sua figlia, ma il suo cruccio del momento è la costruzione di una macchina taglialegna da portare alla fiera.

Quando la macchina viene messa a punto, Maurice parte ma, attraversando il bosco, si perde e viene attaccato dai lupi.

Per sfuggire alle grinfie degli animali, l’anziano uomo cerca rifugio in un grande e maestoso castello che non conosce.

Il castello incantato

Qui scopre creature che neppure immaginava potessero esistere, creature bizzarre come l’orologio Tockins, la teiera Mrs. Bric, il candelabro Lumière tutti dotati di parola e intelletto, nonché di spiccata personalità.


Meno piacevole l’incontro con la Bestia, un essere mostruoso ed enorme, che lo fa prigioniero.

Castello della Bestia.


L’amore che Belle nutre per suo padre fa sì che la giovane parta alla sua ricerca e, una volta trovatolo, convinca l’orrenda Bestia a imprigionare lei al posto dell’uomo vecchio e malato.

Al castello si comincia a sperare che l’incantesimo possa essere spezzato grazie a lei.

L’iniziale rapporto tra Belle e la bestia non è certo idilliaco; lei lo vede come un mostruoso carceriere e la Bestia non fa nulla per domare la sua indole iraconda.

L’evento che spezza l’astio tra Belle e la Bestia, paradossalmente, è da riscontrarsi in un momento di puro terrore.

Quando Belle intravede la rosa incantata e muove la sua mano per toccarla, la Bestia le appare in tutta la sua espressione furiosa, e la scaccia via dal castello, salvo poi venire a pentimento.

Così, la creatura esce dal castello e raggiunge la giovane salvandola dall’assalto dei lupi.

La bestia, ferita gravemente a seguito della furibonda lotta, si accascia sulla neve e nonostante Belle avesse la possibilità di andar via, decide di tornare indietro al castello per permettere alla bestia di ricevere i dovuti soccorsi.


Lentamente Belle vede il suo ruolo cambiare e da prigioniera si trasforma pian piano in ospite.

Forse esiste davvero una speranza.

Ecco ora quando la Bestia salva Belle dall’attacco dei lupi nel bosco, la storia è ad una svolta, ma proprio quando la creatura mostra il suo lato umano, Gaston mostra quello da bestia, partendo all’attacco.


Belle scopre che le condizioni di suo padre sono peggiorate nel tentativo del vecchio di liberarla e, quindi, la Bestia decide di lasciarla libera.

Vederla soffrire è insopportabile per la creatura. 

La Bestia è innamorata!

Belle e la Bestia, danzano.

Quando il vanaglorioso Gaston aizza l’intero paese contro la terrificante Bestia che vive nel suo tetro castello, la battaglia ha luogo dura e decisa.


Lumière, Tockins, Mrs Bric e gli altri si difendono con onore dando vita ad una serie di gag molto divertenti che contrastano con la tensione creata da Gaston nella sua ricerca della Bestia.

La sua è una battaglia personale.

 L’orlogio Tockins e candelabro Lumière


Quando la trova, la Bestia è inerte e non reagisce all’attacco del suo assalitore.

Gaston potrebbe ucciderla senza fatica dato che l’assenza di Belle le toglie la voglia di vivere.

Ma Belle sa dell’attacco al castello e vi torna.

Rivederla e difendersi da Gaston sono per la Bestia una cosa sola!

Uno scontro difficile

Gaston scopre che non è poi così semplice eliminare il suo rivale.

Il clima di tensione

Sui tetti del castello i due si affrontano all’ultimo sangue, ognuno vuole uccidere l’altro e ognuno può avere la meglio.


La forza enorme della Bestia la porta alla vittoria e, alla fine, Gaston è sospeso nel vuoto, la zampa della Bestia intorno al suo collo è la sola cosa che gli impedisce di cadere.


Gaston perde il suo coraggio e la sua arroganza.

La Bestia trova un cuore che gli impedisce di ucciderlo.

“Vattene” è il suo ordine mentre lo scaraventa sul tetto.

Il cuore nobile della Bestia

In quel momento Belle appare ad un balcone e la Bestia va da lei, voltando le spalle all’uomo che ha appena graziato.

Gaston, armato di pugnale, ferisce a morte la Bestia per poi cadere nel vuoto che la creatura mostruosa gli aveva risparmiato.

Sul balcone la Bestia giace in fin di vita, Belle in lacrime la assiste nei suoi ultimi momenti, osservata in silenzio dagli oggetti animati che popolano il castello.

La forza dell’amore

Le ultime parole che Belle dedica al principe un tempo cattivo sono quelle che tutti aspettavano: “io ti amo”.

La teiera animata Mrs. Bric

La storia è quindi quella della ragazza che scopre la bellezza del principe-mostro perché riesce ad andare oltre le apparenze.

La morte della Bestia è propiziatoria alla sua rinascita


La Bestia ora è esanime, immobile. Morta.

Ma succede qualcosa!

Mentre Belle piange sul gigantesco petto della Bestia, qualcosa cade dal cielo, piccole gocce di luce che attirano l’attenzione di tutti e il dolore cede un po’ di posto alla sorpresa.

La Bestia si solleva da terra avvolta dalla luce e, davanti agli occhi di Belle, si trasforma.

Il sortilegio è spezzato.


L’incantesimo è spezzato, la Bestia non esiste più.

Un uomo migliore perché…

Ora è di nuovo un uomo, non un uomo come prima, ma un uomo migliore perché ha imparato ad amare.

Preziosi riconoscimenti

Lo straordinario successo di questo film, è stato coronato da due Oscar per la colonna sonora e, soprattutto, dalla nomination al premio nella categoria miglior film, cosa mai successa prima per un cartone animato.

La miglior pellicola dell’anno fu “Il Silenzio degli Innocenti”, ma nondimeno “La Bella e la Bestia” ha fatto storia con la sua nomination.

Le splendide canzoni del film (opera dei pluridecorati Ashman e Menken) sono entrate presto a far parte delle melodie più celebri del mondo Disney.

Canzoni e musiche

Romanticissimo il brano che accompagna il ballo dei protagonisti, divertentissimo quello della cena di Belle nel suo primo giorno di prigionia.

Menzione speciale: Lumière


I personaggi sono memorabili, uno su tutti il formidabile Lumière, istrionico, incapace di stare in secondo piano, sempre attratto dal genere femminile, capace di divertire senza dire o fare niente di buffo, anche grazie ad uno spiccato accento francese.

Considerazioni finali su ” La Bella e la Bestia”

Nel periodo in cui uscì il film, la computer grafica era ancora usata in maniera discreta; anche per questo la meravigliosa scena del ballo e la splendida sequenza della cena, hanno deliziato il pubblico.

Già l’anno seguente, il computer sarebbe divenuto molto più invasivo contribuendo a creare le discussioni sulla tecnologia forse troppo presente.

La rosa simbolo cult del capolavoro Disney.

“La bella e la bestia” convoglia in sé poesia d’amore decantata dai propri dialoghi, arte pittorica palesata nei suoi fondali, arte teatrale trasfusa nei suoi personaggi, composizione musicale esaltata nelle proprie melodie.

“La bella e la bestia” è l’incanto dell’arte intrisa nei petali di una rosa.

Ogni petalo che da essa cade giù sembra recare in sé la sola, l’unica forma d’arte autonoma e incomparabile, la più candida:

quella generata dal cuore e modellata dalla mente.

E mantiene tale potenza dal primo fino all’ultimo istante, senza lasciare nel vuoto incolmabile un solo frammento del proprio essere.

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