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Ulisse (film 1954) – Viaggio come perdita e ricerca del sè

Ulisse è un film kolossal ad alto budget del 1954 tratto dal celeberrimo poema omerico: l’Odissea.

Il risultato è all’altezza delle aspettative.

Grazie al navigato mestiere di Mario Camerini, che si addentra con coraggio nella trasposizione di una corpulenta materia narrativa.

Dopo aver incendiato Troia, l’eroe Ulisse deve tornare a casa, ma l’ira di Apollo lo trascina fuori rotta, verso un viaggio pieno di pericoli, di magia e di tentazioni.

Apprezzabile l’atmosfera di avventura d’altri tempi: tutta giocata sulle imponenti scenografie (di Flavio Mogherini), sul fascino di ambientazioni sgargianti e sulla notevole galleria di personaggi mitologici.

Elettrizzante!

Una sceneggiatura abilmente strutturata in flashback con qualche idea notevole e ottimi effetti speciali di Eugen Shüfftan.

La fotografia è di Harold Rosson.

Ulisse e circe
Ulisse e Circe.

Chi è Ulisse?

Ulisse rappresenta l’uomo che eccelle in astuzia e intelligenza, che agisce consciamente, riuscendo tramite le sue abilità a dominare l’ambiente circostante.

Modellato sulla misura del suo interprete hollywoodiano, l’eroe è atletico e scattante, sprezzante di ogni superstizione, avido di conoscenza, diviso tra la curiosità del mondo e il bisogno di sicurezza, di famiglia.

L’Ulisse di Kirk Douglas risulta credibile e spontaneo, perfettamente in linea con il tenore del film.

Mentre Penelope?

Penelope è il simbolo per antonomasia della fedeltà coniugale femminile.

La tela di Penelope: un celebre stratagemma

Nella reggia di Itaca, i Proci fanno baldoria, mentre Penelope, sposa fedele, tesse e ritesse la sua tela, confidando nel ritorno di Ulisse.

Questi, dopo la distruzione di Troia, erra per molti anni, coi suoi compagni, esposto ad ogni sorta di travagli e pericoli, che affronta e vince con lo sforzo fisico, la salda tempra dell’animo e la sottigliezza dell’ingegno.

Si sottrae così al richiamo delle sirene, all’ira del Ciclope accecato, agli incanti di Circe, gettato dalla tempesta sulla spiaggia dell’isola dei Feaci.

Ulisse conosce Nausicaa, la giovane figlia di re Alcinoo, ed avendo perduto la memoria del passato, corrisponde all’ingenuo amore della fanciulla, ma la memoria ritorna all’eroe mentre contempla l’immenso mare:

preso congedo dai suoi ospiti, Ulisse parte alla volta di Itaca.

I viaggi di Ulisse

L’eroe greco Ulisse, marito di Penelope e re di Itaca, sfuggito miracolosamente a una tempesta che ha fatto affondare la sua zattera, approda sfinito sulla spiaggia dell’Isola dei Feaci, dove è soccorso da Nausicaa, figlia del re Alcinoo.

Ulisse da solo.

Portato alla reggia e accolto amichevolmente dalla corte, l’eroe ha perso la memoria e non ricorda né il proprio nome né il proprio passato, ma si dimostra dotato di nobile oratoria e grande forza nei giochi sacri.

Per la sua potenza, Nausicaa lo ribattezza Stene (in greco: “forte”) e lo sceglie quale sposo.

Ma i ricordi di Ulisse iniziano a poco a poco a riaffiorare, complici la musica del cantore locale, la dimestichezza con le armi e la vicinanza del mare, fino a renderlo in grado di rievocare tutte le sue passate avventure, ricordandole da solo sul lido del mare.

La fine della guerra di Troia: il cavallo!

Partito da Troia dopo la vittoria dei Greci, lui e i suoi compagni si inimicano il Dio Nettuno, quando gettano in mare la sua statua per evitare che la loro imbarcazione affondi in seguito ad una violenta tempesta.

Polifemo

Placatesi le onde, i Greci giungono in un’isola apparentemente tranquilla, ma in realtà abitata dal mostruoso Polifemo, ciclope con un solo occhio sulla fronte, e per di più figlio di Nettuno.

Rinchiusi in una grotta dal ciclope (che subito uccide uno degli uomini dell’equipaggio), Ulisse mette in atto uno stratagemma:

lui ed i suoi compagni prima preparano del vino col quale fanno ubriacare Polifemo e poi lo accecano, infilzandogli un palo rovente nell’occhio.

La fuga ha successo e l’eroe e i suoi uomini riescono a riprendere il mare, malgrado Polifemo tenti invano di colpire la loro imbarcazione, lanciandole contro dei grossi massi.

I Proci

Inatnto nel regno di Itaca, l’ormai prolungata assenza di Ulisse ha lasciato senza speranze i suoi familiari, i quali devono far fronte alle pretese al trono dei Proci, stabilitisi nella reggia, dove spadroneggiano con prepotenza e ambiscono alla mano dell’infelice Penelope.

Telemaco, il giovane figlio di Ulisse, è impotente di fronte all’invadenza degli usurpatori, in particolare del tracotante e spavaldo Antinoo, che tenta ripetutamente di sedurre Penelope, la quale però gli resiste ostinatamente.

Il canto delle Sirene

Nel frattempo, Ulisse continua a ricordare sulla spiaggia le proprie disavventure:

proseguendo nel loro viaggio, l’eroe e i suoi compagni devono evitare i pericolosissimi scogli delle sirene, che ammaliano i naviganti col loro canto per poi divorarli:

l’equipaggio si salva mettendosi della cera nelle orecchie per non cader vittima dell’incantesimo (solo Ulisse, fattosi legare all’albero della nave, ascolterà le Sirene).

La maga Circe

Il gruppo sbarca, infine, nell’isola della maga Circe, una dea che dapprima seduce l’eroe presentandosi a lui sotto le sembianze di Penelope e poi trasforma i compagni di Ulisse in porci.

Per sei mesi Ulisse rimane nell’ozio, fin quando i suoi uomini, stanchi della sosta forzata, decidono di ripartire senza di lui, ma rimangono uccisi in una tempesta scatenata da Nettuno.

Dopo quest’episodio, Ulisse decide di costruire una zattera per poter ripartire; ma Circe, per costringerlo a restare con lei, gli promette l’immortalità e gli fa incontrare le ombre dei compagni e degli eroi greci caduti a Troia (Aiace, Achille ed Agamennone ).

Un’importante rivelazione

Sulla scena irrompe però anche l’anziana madre di Ulisse, Anticlea, morta da poco, che rivela al figlio la fedeltà di Penelope e l’affetto di Telemaco e lo spinge a tornare a casa al più presto.

Ulisse obbedisce e riparte, incappando nell’ennesima burrasca che lo fa naufragare nell’isola dei Feaci.

È a questo punto delle sue peripezie che, tornato alla realtà e con la memoria completamente riacquistata, Ulisse rivela la sua identità ad Alcinoo, che gli mette a disposizione una nave con cui l’eroe torna ad Itaca.

Penelope ed Ulisse.

Il ritorno di Ulisse

Ulisse si presenta alla propria reggia travestito da mendicante e ottiene subito un colloquio con Penelope, alla quale dichiara di essere un amico del marito, scoprendo così che la donna è ancora innamorata di lui e che gli è rimasta fedele.

Rendendosi conto che Penelope non riuscirà ad opporsi ancora a lungo al matrimonio con uno dei Proci, Ulisse le suggerisce di proporre ai principi una prova di destrezza:

colui che riuscirà a tendere l’arco appartenuto a Ulisse, potrà ottenere la mano della regina.

Sulla soglia della reggia, subito dopo, l’eroe viene riconosciuto prima dal suo vecchio cane Argo, e poi si fa riconoscere dal figlio Telemaco, con il quale concorda di passare all’azione.

La mattina dopo, in occasione dei Giochi del Dio Apollo, tutti i Proci sono riuniti nel salone della reggia.

Dopo che Ulisse, sempre sotto le spoglie di un mendicante, è stato vilmente insultato e scacciato, Penelope dà inizio alla prova, dichiarando la sua intenzione di sposare colui che riuscirà a tendere l’arco di Ulisse.

La romantica prova dell’arco

Nonostante qualche reticenza, tutti i Proci si cimentano nella prova, e Antinoo giunge molto vicino alla vittoria, seppur inutilmente.

Ulisse riesce a tendere l’arco!

Ulisse, fattosi avanti tra le risate generali, chiede di poter tentare, e riesce a tendere l’arco, svelando la propria identità ai presenti sbigottiti.

La Vendetta finale

Col fulmine di Giove tuonante nel cielo, e con l’aiuto di Telemaco, Ulisse uccide per primo Antinoo e poi tutti i Proci e le loro ancelle; dà infine ordine di purificare la stanza col fuoco e, lavatosi del sangue, si ricongiunge a Penelope che lo riabbraccia in lacrime.

Conclusioni

Emozionante, interessante, particolare, istrionico e affascinante.

Così come l’opera letteraria anche il film trasmette quel senso di potere e magia, quel fato che ha deciso per noi.

Non solo, il racconto ci mette di fronte a diversi bivi, difficoltà, volti tutti all’insegnamento e alla crescita dell’eroe.

Lo spazio domestico, luogo degli affetti, è ben presente nel film.

Motivo conduttore del film è il tema del ritorno, al quale è connesso quello del viaggio in cui sono inseriti elementi meravigliosi e fantastici:

esseri prodigiosi, giganti cannibali e mostri, bacchette magiche, erbe miracolose, riti per evocare i morti.

Mitologia greca

Questi aspetti appartengono al patrimonio delle credenze popolari e dei saperi magici delle antiche civiltà.

Il finale eroico, cioè la vendetta di Odisseo sui proci, riafferma la concezione di vita dell’aristocrazia guerriera.

Gli dei sono, infine, presentati come consapevoli del loro ruolo di difensori della giustizia e dei valori posti alla base del vivere civile.

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